Honda Accord Aerodeck ’85, la linea squadrata dal Giappone
(fonte: motorionline.com )
Oggi vi parliamo della Honda Accord Aerodeck, un gioiellino degli anni ’80 che a causa di alcune vicissitudini è diventata un’auto piuttosto rara e questo nonostante per l’epoca fosse decisamente di qualità superiore rispetto alla media
Honda Accord Aerodeck 1985
A metà degli anni ottanta l’industria delle automobili aveva ormai superato la crisi petrolifera degli anni settanta e si viveva un periodo di grande crescita economica. Tra le discussioni ricorrenti del periodo vi era la cosiddetta “invasione dei giapponesi”, ma in realtà le industrie nipponiche impiantarono in quegli anni numerose fabbriche proprio negli Stati Uniti, con l’idea di vendere direttamente le auto nel mercato più importante del mondo. Per questa operazione fu scelta, tra le altre, la Honda Accord. La terza generazione fu presentata in Giappone nel 1985, pochi mesi dopo fu venduta anche in Europa e in Nord America. In Italia proprio in quegli anni venne deciso il contingentamento delle vetture giapponesi, per cui pochissime Accord furono vendute nel nostro paese. In quegli anni la Honda produceva anche i motori per la Mclaren di Formula 1, portate al successo da un pilota amato e carismatico come Ayrton Senna e non nascondeva la sua ambizione di diventare un costruttore fondamentale sul mercato mondiale.
La Accord era una vettura media, offerta a tre volumi, due e quattro porte e a due volumi in versione hatchback, fornita di raffinate sospensioni anteriori e posteriori a quadrilatero, che consentivano di mantenere le ruote sempre perpendicolari al terreno, massimizzando la trazione. Erano, non a caso, le sospensioni che usava l’Alfa Romeo tra gli anni settanta e gli anni ottanta, una scelta complessa e costosa, molto diverse dalle comuni sospensioni per auto di quel segmento. Il design era anch’esso molto particolare, in quanto la vettura era molto squadrata, ricca di angoli, ma anche slanciata ed originale, secondo i dettami di Toshi Oshika, il quale aveva disegnato il modello nel 1983. Non mancava un leggero rialzo sul cofano anteriore ad imitazione degli ingombranti motori delle fuoriserie italiane ed americane. Irrinunciabili, tra l’altro, i fari anteriori a scomparsa. Un vezzo che riprendeva le Porsche 924, 944 e 928, un pezzo di storia degli anni settanta e una categoria di auto molto diversa e ben più prestigiosa.
Con una operazione non inedita all’epoca, i vertici Honda commissionarono a Pininfarina una versione speciale della Accord. Per sostenere le vendite e il prestigio della vettura in Giappone ed Europa fu commissionata una Accord Shooting Brake una sportiva con portellone posteriore, a tre porte. Si allude ad una specifica molto amata dagli appassionati, avevano già riscosso esito positivo vetture come la Reliant Scimitar, la Volvo P1800 ES, la Lancia Beta HPE, la Lotus Elite Type 75. La versione giap della shooting brake venne chiamata Aerodeck, il nome venne usato anche negli anni successivi per nominare normalissime Accord station wagon. In ogni caso il risultato era godibilissimo: le forme erano molto più originali e preziose, larghe e quasi imponenti dato il grande portellone posteriore. Un piccolo settore di vetro aveva “invaso” il tetto posteriore, in maniera da dare luminosità e spazialità alla zona più originale della vettura. Così si realizzò un corpo vettura molto ampio, un’auto quasi americana per dimensioni, oltre quattro metri e 30 (esattamente 4,335) a tutto vantaggio dell’abitabilità, ottima anche per i posti posteriori.
L’intero progetto della terza generazione della Accord era molto peculiare. La necessità di aggredire il mercato americano spinse gli ingegneri giapponesi a curare particolarmente la qualità della proposta Honda. Il motore di 2000 cc offre 122 cavalli, tre valvole per cilindro, con albero a camme in alluminio ed è davvero godibile e pronto. La velocità massima era di 191 km/h, con 0- 100 km in 10.5 secondi. Consumi del tutto rispettabili: intorno agli 11/12 al litro in autostrada, un po’ di più in città.
Soprattutto il motore faceva vanto della grande tradizione Honda, con la sostituzione della cinghia da effettuare ogni duecentomila chilometri, una qualità molto rara per l’epoca. La trazione anteriore era arricchita dalle sospensioni indipendenti, che rendono la guida sempre piacevole. Ciò che, inoltre, ancora oggi sorprende è la straordinaria qualità della componentistica e degli interni. Ottimo il cambio manuale, veramente maneggevole ed economico in caso di sostituzione del disco della frizione. Erano previsti quattro freni a disco, con Abs, aria condizionata e come accessorio il tettuccio apribile in vetro. Il posto guida e il cruscotto, sebbene tutto in materiale plastico, è di una qualità costruttiva veramente eccezionale. È possibile individuare ancora oggi esemplari perfetti, senza alcun invecchiamento o deterioramento esteriore delle plastiche, cosa molto comune persino nelle auto di oggi. La scocca è interamente zincata, nessun pericolo di ruggine già alla metà degli anni ottanta; non si può dire altrimenti di molte auto più blasonate prodotte in quel periodo in Europa.
L’Accord Aerodeck è vettura molto rara in Italia, a causa del protezionismo indotto dai nostri produttori nazionali. In ogni caso è tra le auto più icastiche e significative degli anni ottanta, non mancano esemplari in buone condizioni nel resto d’Europa. Specie in Francia, Germania ed Olanda è ancora abbastanza diffusa: le occasioni di acquisto non mancano. Si trovano, a volte, vetture con diverse centinaia di migliaia di chilometri ancora perfettamente funzionanti, a dimostrazione della solidità della vettura. Il modello principale è ancora oggi molto diffuso negli States come vettura per “studenti”, economica e indistruttibile. La reperibilità dei ricambi è molto buona, anche considerando la grande diffusione della vettura negli Stati Uniti. Un noto e recente telefilm vanta proprio la Accord come auto dei protagonisti, giovani coinquilini in una grande città nordamericana. Il plus del tuning è sicuramente il cruscotto digitale, reperibile all’epoca solo in Giappone e di grande effetto ancora oggi, (sistemi del tutto simili furono installati negli anni successivi sulla S2000 e sulla Insight). In Giappone erano offerti anche gli specchietti elettrici, I sedili riscaldati e il climatizzatore a controllo digitale. Molto belli i cerchi originali con la H di Honda in evidenza, difficilmente sostituibili da materiale odierno
A proposito di Accord, mi trovo ora nell’est europeo, precisamente in Polonia. Nella città di Stettino ho incrociato un numero sorprendente di Accord dell’ultima generazione, berlina e soprattutto tourer, che fanno la loro bella figura in mezzo a vetture segmento D di altri marchi generalisti (Opel, Volkswagen, Mazda, persino Citroen). Dinanzi a ciò, penso con rammarico alle potenzialità di una vettura, abbandonata a se stessa in Europa dalla politica insulsa di Honda EU ai tempi di quel genio di Ito, e che invece, con un adeguato aggiornamento, avrebbe potuto dire la sua in un segmento che, almeno qui, non mi appare così dominato dai premium come sembra in Italia. Aggiungo che qui, di berline tre volumi, ne circolano, eccome.
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Lo scorso we ero ad Amsterdam e di Accord, di varie generazioni e anche l’ultima, ne ho viste.
Certo non erano diffuse e comuni come in Polonia, ma comunque più che in Italia.
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Bella macchina, ma non fummo noi a chiedere il contingentamento.
A quanto mi risulta furoni i giapponesi, preoccupati che la FIAT importasse le sue piccole in Giappone.
Altri tempi 🙂
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Non capisco come abbiano potuto targare quell’esemplare in Italia, non ha la possibilità di lampeggiare.
@ Tobymallon: no, furono proprio i costruttori europei a imporre il contingentamento (anche perchè in Giappone non contingentava ma applicava dazi maggiorati, e l’ha fatto sino a poco tempo fa sull’import) dopo aver visto ciò che stava accadendo negli USA dove i costruttori locali, abituati sino ad allora ad aver a che fare solo tra di loro, si ritrovavano con modelli tecnicamente datati e costosi da costruire mentre i giapponesi arrivavano con auto che costavano poco e che garantivano prestazioni, consumi ed affidabilità sconosciute…
Affascinante quell’Accord… Non posso dir bella, ma di certo non passava e non passa inosservata.
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Esatto, furono gli europei a chiedere il contingentamento spaventati da quello che stava accadendo negli USA.
E’ vero, però, che negli anni ’60 furono i Giapponesi a chiudersi per “paura” delle piccole auto europee, fra cui le Fiat.
Per quanto riguarda il lampeggio, era un problema comune a tutte le auto con i fari a scomparsa che erano relativamente diffuse fra gli anni ’70 e ’80…per lampeggiare bisognava aspettare che il faro si alzasse un pochino ed erano legali
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Non credo, il lampeggio dev’essere istantaneo. Tutte le auto circolanti in EU che ricordo con i proiettori a scomparsa avevano anche dei proiettori di profondità o fendinebbia già posizionati, ed erano fatti così apposta per rispettare l’ECE R48. Pensa alle Ferrari anni 80, alle Porsche 924, la stessa NSX, poi Mitsu 3000gt o l’Eclipse primissima serie… Probabilmente questa Accord qui era un esemplare proveniente da oltreoceano che è stato modificato per esser ritargato qui, ma tanto in officina quanto in Mot si son scordati questo particolare…
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Mi arrendo a tale conoscenza…non so 😌
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Quando ho visto le foto mi e’ partito un turbine di ricordi: l’Aerodeck, l’auto di Lidia, una grafica pubblicitaria conosciuta allo Smau di Milano allo stand Apple nei primi anni 90.Parcheggiata ovunque, piena di bozzi, quasi mai lavata ne’ tagliandata, eppure ricordo un bel motore e una linea fuori dagli schemi, come la proprietaria del resto.
Grande Honda.
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Che bel post! 👍
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ma in Italia c’è la possibilita di trovarne in vendita ? ho provato a fare una ricerca con i vari siti tipo subito.it ed autoscout ma non è venuto fuori nulla,
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In Italia ce ne sono rimaste talmente poche che chi c’è l’ha se la tiene…
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Quanto potrebbe valere un esemplare mediamente conservato?
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Ne possedevo una marrone e sto cercandone una….. qualcuno può segnalarmene una in vendita? Grazie
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Credo che sia praticamente impossibile trovare qualcosa in Italia, dove era rara già da nuova….forse in Europa
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Che auto davvero particolare! Pur essendo un appassionato omai di lunga data… ammetto che ne ignoravo l’esistenza! Comunque, non mi è mai capitato di vederne una in giro (ho, invece, visto in giro una delle rare civic modello meta anni ’90 coupe – che era assemblata in USA – e tre volumi (non so se di importazione parallela o di uno straniero residente in Italia) – non quella assemblata inglese ma quella fatta in jap o forse USA). Tornando alla Accord aerodeck, trovo molto originali l’andamento delle parti vetrate del lunotto ed i fari a scomparsa (quest’ultim mi ricordano un po’ la – credo coeva – Mazda 323 lantis, auto che all’epoca mi piaceva molto). Confermo che questa Honda anni ’90 erano davvero auto indistruttibili (dire dei “muli” è vero ma fin’anco un po’ riduttivo dato che rano auto raffinate da un punto di vista tecnico; dicamo allora un misto tra cavalli di razza e muli! dei “camuli”). Ricordo che, all’epoca, qualcuno dei miei conoscenti / colleghi – forse non tanto esperto di auto – avanzava (ed uno avanza anche adesso) dubbi sulla qualità delle auto jap (a parte magari il soloto discorso – direi ormai superato – della reperibilità dei ricambi) mentre a me ricordo che il contingentamento tolse ogni dubbio residuo: si limta solo ciò che si teme! (le case europee sapavano della qualità delle jap e ne avevano timore anche memori di quanto era successo in USA; negli anni ’80 fine ’90 molte auto europee erano auto con meccanica anni ’70 ricarrozzate mentre le jap erano auto anni anni ’90 a tutti gli effetti (nonchè molto piu avanti nella gestione elettronica del motore), passare da un europea ad una jap era quasi come fare un salto di vent’anni!
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Confermo tutto. Quando nel 1996 sono passato da una Citroen ZX 1.6 (che mi ha dato un mare di problemi) alla Honda Civic 1.5 VTEC-E, ha fatto un salto avanti di 20 anni ..
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Anche per me fu così, sia pure con modelli di auto diversi.
L’Honda Civic 1.5 VTEC-E piaceva molto anche a me, sebbene all’epoca (seconda metà anni ’90) avessi qualche dubbio (instillato anche dalla prova di una rivista) da chiarire sull’innovativo motore (sul fatto che riuscisse a coniugare sportività con economia di consumo ossia potesse avere due modalità di funzionamento) chiesi quindi al conce una prova su strada per sciogliere le mie riserve ma questa versione non ce l’avevano disponibile presso la loro sede, avevano solo le 1,4, perchè la 1,5 la vendevano solo su richiesta e quindi per provarla avrei dovuto aspettare alcuni mesi che glene arrivasse una in conce. Dato che avevo anche urgenza di avere un’auto (ero appiedato) optai quindi per un’europea appena uscita ed in pronta consegna. Con il senno di poi posso dire che me ne sono pentito (avrei dovuto fidarmi e prendere l’Honda in questione, peraltro imho tecnologicamente piu avanti della vettura che comprai all’epoca, ma ero anche piu giovane e meno esperto!). Fa un po’ ridere, ma quelle poche volte che ho avuto l’occazione di vedere per strada una 1.5 VTEC-E l’ho sempre guardata con un po’ di nostalgia, tipo fiori desiderati ma non colti!
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Tornando alla Accord mi ricordo che alcuni anni fà ne vidi per strada una versione rara (almeno per l’Italia, anche considerando che in quel periodo si vendevano molte turbodiesel), sia pure regolarmente importata da Honda italia: berlina 7a serie (prima metà anni ’00) motorizzazione benzina 2.4 i-VTEC Type-S (mi sembra fosse sui 190 cv.)
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PS: sempre a proposito diauto particolari, dalle mie parti circola anche una, molto rara in Italia, Nissan Skyline GT-R (dovrebbe essere la versione R34, di fine anni ’90 7 inizio anni ’00), una coupè sprotva a due porte (con molte dotazioni tecnologiche, estetica molto jap). Non so se all’epoca fosse in vendita in Italia oppuse se trattasi di un esemplare import poi fatto immatricolare in italia; di sicuro, trattasi di auto per appassionati / intenditori!
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Quella della fine anni 90 non era importata in Italia
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Ti ringrazio per la precisazione; in effetti, a parte quella che ho menzionato nel post non ne ho mai vista una simile in giro (mi sono difatti stupito che dalla mia memoria sia spuntato il possibile nome – rivelatosi poi esatto – di questo modello di auto). Il fatto che sia importata la rende davvero un pezzo unico in Italia, da veri appassionati (visto anche il livello teconologico dell’auto). Può anche darsi che sia di qualcuno che ha avuto modo di usarla e apprezzarla in periodi di lavoro all’estero ed al rientro in Italia se la sia portata dietro (oppure è di uno straniero che vive in Italia)
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